the butterfly tattoo

Una ragazza dai capelli scuri dalla pelle che profuma di fresia, un ballo di fine anno al crepuscolo, un primo incontro elettrizzante, un uomo di nome Edward alla guida di una macchina straniera dal motore silenzioso, una telefonata fraintesa dalle conseguenze disastrose, una coppia che vede insieme Romeo e Giulietta. No, non è Stephenie Meyer.


La farfalla tatuata, pressoché sconosciuto in Italia, sorse nel 1992 dal cesello di Philip Pullman.

Nel breve romanzo Chris, diciassettene bello e onesto, impegnato in un lavoro estivo, conosce Jenny, una ragazza scappata da casa per sfuggire agli abusi del padre e se ne innamora perdutamente. La perde di vista per eventi contingenti e si trincera dietro un atteggiamento un po' fondamentalista, con cui affronta il divorzio dei genitori e il rapporto con il suo capo, Barry, braccato da un passato che chiede vendetta.

Questo passato, incarnato da Edward, sfrutta proprio il bisogno profondo di Chris nei valori di onestà, fiducia, amore e rispetto per carpirgli delle informazioni su Barry; è il serpente che spesso si ripresenta nell'opera di Pullman, con conseguenze deflagranti.

La perdita dell'innocenza è indispensabile per trasformare la conoscenza in saggezza ed esperienza, dice il serpente, ma in questa tragedia crudele si trasforma in un'ingenuità priva di coraggio e di intuizione. Ci lascia la sensazione che stiamo ancora, e senza frutto, continuando a mordere la stessa mela.

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