Le dictateur et l'hamac - Ecco la storia

Un dittatore agorafobico di una piccola dittatura sudamericana, preso il potere con un colpo di mano, cerca un sosia e lo addestra fino a renderlo perfettamente uguale a lui, per potersi allontanare, godersi la vita e scongiurare il triste destino predettogli da una maga bianca: essere trucidato dalla folla in tumulto. Presto però il sosia, stremato dalla vita pubblica, scarica a sua volta il peso delle responsabilità sulle spalle di un nuovo sosia...
Se l'idea è fondamentalmente buona e letterariamente interessante, con i suoi richiami alla cultura classica -da Gilgamesh a Dorian Gray, passando per Plauto, il tema del sosia e del doppio non ha mai cessato di ispirare capolavori- qui Pennac l'ha sfruttata maldestramente.
Dopo un inizio brioso l'autore spiega infatti che la costruzione di scatole cinesi serve solo ad introdurre una lunga, terribile, noiosa metadissertazione sul tempo sospeso della creazione poetica, paragonabile al rettangolo di spazio sospeso dell'amaca.
Inoltre il tutto è definitivamente affossato dall'abuso dell'aforisma, che in tempi più verdi e ispirati lo stesso Commissario Rabdomant rimproverava a Malussène: "l'orrenda mania della formula". Mancano infine i grandi personaggi protagonisti e comprimari che creano un trasporto affettivo vero, assolutamente necessario in un libro di ampio respiro come questo ambisce ad essere. Confesso candidamente di non essere riuscita a finirlo. Ridateci la Fata Carabina, che trasforma tizi in fiori!!!

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