Serata spagnola ad Antibes

Ieri sera si è chiusa ad Antibes una tradizione, non antica ma apprezzata da sempre più fedelissimi: il festival di musica classica alla Villa Eilen Roc.
Vi trovate in una villa nobiliare di stile palladiano, circondata dalla verzura. Vi circonda la macchia mediterranea, gli arbusti e i rosai si confondono e si abbracciano ordinatamente all'ombra di ulivi secolari e pini marittimi enormi, in forma di ombrello. Se seguite il sentiero che si intravede tra gli oleandri si arriva ad una spettacolare terrazza naturale, un faraglione a picco sul mare che lascia mirare la baia di Cannes, le calette dei contrabbandieri ottocenteschi e l'Esterel, che si staglia rosseggiante in lontananza.
Grazie al cielo e a tutte le potenze angeliche, tra queste piante avite non si vedono turisti scollacciati aggirarsi in shorts e calzini di spugna bianchi (salvo qualche inglese infiltrato), ma autoctoni o naturalizzati (qui è quasi la stessa cosa) agghindati come si conviene al luogo, una villa patrizia offerta ad una donna così altezzosa e snob che la rifiutò.
Da circa vent'anni si teneva in questo luogo magico un festival di musica classica che era solita ospitare giovani promettenti da poco usciti dal conservatorio, per pochi intimi conoscitori del luogo; negli ultimi anni, però, la fama dell'evento era cresciuta, con un sostanzioso aumento del pubblico e richiamo di artisti celebri, fino a che gli alti papaveri comunali hanno deciso di trasferire il festival nel nuovo auditorium, che aprirà dalla prossima stagione, e abbandonare il faraglione su cui ci inerpicavamo fino ad oggi.
Per concludere in bellezza, ieri sera serata Spagnola, con il Capriccio Spagnolo di Rimskij Korsakoff, scritto a Nizza per lo Tsar Nicola (la cui salma fu poi rimpatriata proprio dal musicista), l'immortale Concerto di Aranjuez di Rodrigo, suonato da un brillantissimo Emmanuel Rossfelder, e la Sinfonia Spagnola di Lalo.
Se il giovane Nicolas Dautricourt, virtuoso del violino che avevamo già apprezzato tre anni fa nella stessa cornice, si difende decorosamente sul pezzo piuttosto manieristico di Lalo, è il Concerto rodriguesco che ci scalda davvero il cuore, grazie ad un'interpretazione intensissima e molto personale. C'è, nel concerto, come una malinconia per un'Impero e un amore perduti, il sentimento del distacco forzato e doloroso da un'entità miracolosa, che mi ricordano il Vado fuori all'aperto di  Compare Turiddu nella Cavalleria, quando sa che sta abbandonando la vita (per sua colpa). Rossfelder aveva cominciato la sua carriera di concertista diciassette anni or sono proprio con quest'opera e alla Villa Eilen Roc, e viene a chiudere un circolo, mostrandosi inoltre grande animale da palcoscenico, artista alla mano e pronto ad avvicinarsi al suo pubblico, con il quale scherza volentieri. Ci intrattiene per un bis inusualmente lungo, a base di variazioni su un tema di Mazzino e una serie di divertissement di sua invenzione, condite da humour e gentilezza.
Non ci resta che sperare che la Villa ospiti presto qualche altra manifestazione, possibilmente ancora oscura e semidilettantistica, così saremo di nuovo in duecento (e non più di mille) a calcare la ghiaia del suo parco per ascoltare pezzi resi meravigliosamente imperfetti dalla resina delle piante e dal frinire delle cicale.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le conseguenze dell'amore

Blade Runner 2049

La finestra di Orfeo - Orpheus no mado