Appunti di un giovane medico

Anche noto come  Racconti di o Diario di un giovane medico, è questa un'opera che amo dal profondo del cuore e che consiglio a tutti voi che passaste di qui di recuperare. Probabilmente farete un po' di fatica, ma verrete ripagati dalla lettura; inoltre, essendo stato pubblicato in Italia da Newton & Compton e da BUR, il prezzo di copertina è modico.
Ho ripercorso con la mente questo notevole libretto questa mattina, allorché la ragazza infreddolita davanti alla stazione di Antibes mi ha praticamente obbligato ad accettare uno dei quotidiani gratuiti locali, già aperto e corredato di merci-et-bonne-journée: cosa hanno visto i miei occhi sullo spiegazzato giornaletto? Daniel Radcliffe che divide la vasca da bagno con un omone di nome Jon Hamm. 
Ebbene, stento a crederci -perché questo libro non è certo un best-seller- ma il mio carissimo Appunti.. verrà ridotto in una miniserie britannica (non BBC, e qui comincia la paura). Dico subito e a scanso di equivoci che sono contentissima perché frotte di persone la vedranno, fosse anche per vedere Harry Potter e uno dei Mad Men condividere il bagnoschiuma (in realtà sono la stessa persona con qualche anno di differenza), e, nel numero, qualcuno si farà incuriosire fino a recuperare la versione originale di Bulgakov: questo risultato merita di essere ottenuto anche con un prodotto su cui per ora ho qualche dubbio.
Non è detto tuttavia che non sarò soddisfatta dell'adattamento... Radcliff fin'ora non ha dato grandi prove di recitazione, ma ha l'aspetto giusto per vestire i panni del dottorino elegante e secchione neolaureato nella capitale, precipitato, totalmente allo sbando, in un ospedale di campagna a dir poco isolato, unico medico nel raggio di centinaia di verste di steppa e neve, con due levatrici, un'infermiera e qualche manuale che è riuscito a trascinare fino a lì.
Il dottorino fresco di studi magna cum laude altri non era che il vero Bulgakov, che riesce ad esprimere con estrema immediatezza il puro terrore di non essere all'altezza dei propri compiti, che un medico porta sempre con sé; racconto dopo racconto si capisce come questo sentimento di impotenza e inadeguatezza sia connaturato all'essenza dello status di medico, indipendentemente dai risultati ottenuti, dalla competenza tecnica (anzi, più è alta peggio è), dal riconoscimento altrui (le levatrici lo idolatrano, la sua fama si spande) e dall'immunità consentita dalla contingenza (chi lo perseguirebbe, nel mezzo del nulla, se sbagliasse qualcosa? solo la sua coscienza...!). C'è un altro particolare che mi lega a questi racconti, ed è il ritratto dei pazienti: a differenza di quello che ci viene mostrato dai comuni prodotti holliwoodiani et similia, il paziente non è sempre buono, sensibile e vittima di una medicina spersonalizzata. Ci sono i pazienti che non scorderai mai perché gli hai salvato la vita per pura ostinazione o per la forza dell'ingenuità (L'asciugamano col gallo), quelli così ignoranti da farti pensare alla notte egizia, quelli sbruffoni e maleducati, quelli che pasticciano (come il personaggio che pastrocchia con l'antimalarico: non sono cose relegate alla tundra del 1920, anche oggi ci sono persone che bevono farmaci da iniettare endovena e cercano di ingerire supposte...), quelli intelligentissimi, quelli che ti insegnano qualcosa del tuo mestiere, quelli che ti insegnano qualcosa sulla vita: insomma, persone vere.

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