Oci ciornie

Romano ha il male di vivere, è abulico e inerte, nonostante una moglie piena di vita che gli permette di vivere nel lusso. Si fa dunque ricoverare in una "stazione termale" in cui incontra una signora con un cagnolino, una russa maritata dal cui discreto fascino si sente attratto, e la seduce. Lei però, terrorizzata dai nuovi sentimenti per questo italiano istrione (anche lei era ricoverata nella stessa "stazione termale", quindi non ci stupiamo della sua sfumata incontinenza emotiva), scappa e lo lascia in balia di se stesso. Romano la segue in Russia, incontrandosi con il marito della signora col cagnolino, e cerca di riconquistarla...
Di solito questo film raccoglie consensi, ma io l'ho trovato molto triste. 


I suoi punti di forza sono sicuramente le immagini: la regia, capace di inquadrature davvero poetiche, e la fotografia gialla, quasi ocra, che sembra piena di sole, così in contrasto con i protagonisti neurastenici. Divertente anche la rapprensentazione delle "cliniche di salute", alternativa volontaria e soft ai manicomi, riservata però soltanto agli svitati più innocui e abbienti.
I problemi invece mi sembrano numerosi. La trama è profondamente deprimente, seppure non priva di lirismo, ma forse in questo aspetto la colpa è delle origini Checoviane (Anton spesso non era proprio l'anima della festa). Mastroianni gigioneggia troppo, e qui appare invecchiato e imbolsito in modo avvilente. No, lo voglio sempre bello come in 8 e 1/2. Ci viene mostrata una Russia che pare una macchietta per turisti, cosa vieppiù sorprendente data l'autoctonia del regista Mikhalkov: voleva essere una forma parodica, una satira della burocrazia elefantiaca del suo paese in quegli anni o una trovata pubblicitaria pronta ad accalappiare qualche desideroso di esotismo?

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