L'immortale

Con J. Reno, K.Merad. Di R.Berry, 2010

Marsiglia, primi anni Duemila. La mafia locale si riorganizza secondo le nuove necessità e la gendarmerie si divide tra segugi aspiranti martiri e cauti difensori dell'ordine pubblico che sperano nelle faide tra famiglie per fare un po' di debulking.
Mattei decide di uscire dal giro per restare fuori dall'emergente traffico di droga, ma lo crivellano di colpi; miracolosamente sopravvissuto, si dedica alla vendetta con un gruppetto di fedelissimi, scoprendo che FINTO SPOILER chi ha cercato di fargli le scarpe è il suo carissimo amico quasi fratello Zacchia FINE SPOILER e passa alla vendetta tremenda vendetta.

Richiamo non casuale al Rigoletto, la cosa più graziosa del film è la colonna sonora, tutta basata sull'opera italiana. Si comincia con una rassegna pucciniana e si chiude nientemeno che con la Lucia di Lammermoore (forse citazione in omaggio al produttore, Luc Besson, che presentava la stessa aria nel Quinto Elemento). Unico problema, vengono sfruttati sempre e solo i pezzi più noti, con un effetto un po' ripetitivo e televisivo -che è peggio!. Mario che muore disperato ce lo becchiamo in almeno quattro momenti diversi.


La parentesi musicale introduce un po' pregi e difetti di tutto il film. Ci sono diversi spunti carini, sfruttati però, se non male, almeno al di sotto delle loro potenzialità.
La narrazione delle schermaglie marsigliesi comunica efficacemente un'impressione di feroci a e fralezza, ma non è scavata come accadrebbe in un film di uno dei grandi italiani -ché in questo potremmo fare scuole- tipo Bellocchio, o Giordana, o anche Sergio Leone.
Le scene realizzate in modo freddo e anaffettivo fanno un po' il verso ad un certo cinema americano, tipo Sin City, che a me non piace ma che ha fatto comunque un'epoca, caratterizzata da violenza calligrafica. Questa ne sembra una copia un po' sbiadita, e non riesce a manifestare un po' d'ironia Tarantiniana che alleggerirebbe i toni.
I due protagonisti, attori molto bravi, reggono abbastanza bene, ma non bastano a fare un grande film. Jean Reno sembra soffrire di malinconia, ma non per i vecchi tempi di "mafia etica": per quelli in cui Luc Besson lo dirigeva in Leon, o almeno quelli del bel Ronin. Forse più interessante Merad, che siamo abituati a vedere in declinazione comica tipo Giù al nord.
In sostanza, male non è, ma ho visto di meglio, soprattutto considerate le premesse.

Commenti

  1. ... 'sa l'è ul "debulking"? mi son chiesto in un eccesso dialettale causato probabilmente dall'ascolto del nuovo disco di Van De Sfroos. Una rapida ricerca sul web mi ha dato la soluzione, e in più ho pure capito che si tratta di una di quelle piccole invasioni del gergo professionale nella parlata quotidiana che segnalano il background culturale di chi scrive :D

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