Anatolia Story

Di Shinohara Chie, 28 volumi, Star Comics

Yuri è una liceale comune, con una cotta per un innocuo sempai, una bella famiglia e una discreta predisposizione all’attività atletica. Improvvisamente risucchiata da una pozzanghera (!!) si ritrova ad Hattusa in pieno sboccio dell’impero Ittita, dove è stata richiamata dalla TawanaAnna come ingrediente principale di un maleficio contro i principi ereditari. Kail, il favorito tra questi, la pone sotto la propria ala e, fatalmente, se ne innamora, ma molto nobilmente cerca di rispedirla a casa dai suoi, in un Giappone lontanissimo nello spazio e nel tempo.

Avevo sentito un gran bene di quest’opera-fiume, e parecchio inchiostro è stato speso per lodare l’accuratezza della ricostruzione del regno Ittita: diciamo da subito che, se l’apice della rappresentazione storica nello shojo manga si tocca con la Ikeda (penso a Berubara, certo, ma anche di più a Orfeo), qui per fedeltà filologica siamo più dalle parti di Elisa di Rivombrosa. Più o meno l’autrice recupera quelle due nozioni che ricordo anche io dal mio manuale di storia delle medie, ovvero che gli Ittiti furono i primi a combattere a cavallo senza il carro (qui addirittura l’invenzione si deve a Yuri!) e, soprattutto, primeggiarono grazie alla loro conoscenza del ferro, sbaragliando anche gli Egizi. Anzi, se non ricordo male, ci furono delle commistioni dinastiche per cui uno dei cinque periodi egizi è in realtà occupato dall’avvento di una dinastia ittita, ma queste nozioni si perdono nelle sabbie mobili del tempo e il mio manuale è in soffitta in qualche scatola polverosa.

In ogni caso, fatti salvi brevi accenni, il 90% della trama è strettamente focalizzata su un unico punto: la storia d’amore passionale, impossibile e totalizzante tra i due protagonisti. Lungi dall’essere melenso, con mia grande sorpresa decreto che il risultato è ottimo! Il manga mi ha colpito per la palese sincerità con cui si concentra sul suo lavoro di shojo: poche digressioni storiche, ben delineate, zero paranoie pseudofilosofiche, azione e love story come se piovesse.

I personaggi sono tanti e tutti ben tratteggiati, al punto che facilmente si conquistano affetto e fiducia del lettore, dalle sorelle Hatti ai generali di Kail e persino ai cattivi senza redenzione. C’è pure l’antagonista “positivo”, il personaggio non malvagio che tenta però di fare le scarpe al bel protagonista battendolo sul suo terreno (l’Akio Nitta di turno), e qui si chiama nientemeno che Ramses. La classe, quoi!
Fatto raro, anche i protagonisti sono accattivanti. Lei ha una fortuna sfacciata ma è semplice e simpatica, molto coraggiosa nella scelta, sofferta, di restare con Kail; lui è talmente perfetto che dovrebbe essere detestabile e invece no, non si può non volergli bene così com’è, per quanto incredibile (in breve: bellissimo, intuitivo, colto, aperto, progressista, coraggioso, erede al trono e –assurdo, lo so- votato alla più stretta monogamia).


Ciò che preferisco sono però i disegni: eleganti, vecchio stile, proporzionati. L’uso intelligente e misto di retini, campiture nere e fantasie geometriche rende la serie leggera e scorrevole; la conoscenza fluida dell’anatomia di uomini e animali, soprattutto cavalli, permette delle immagini belle anche nel movimento. Un piacere da leggere d’un fiato.

Commenti

  1. Bisogna però dire che l'autrice fa un ottimo lavoro di ricostruzione estetica dell'ambiente e degli oggetti ittiti e egizi. Io sono stata in Turchia (nelle zone centrali in cui la storia è ambientata) e le sensazioni che dà l'ambiente dà sono compatibili con quelle che mi ha fatto provare il manga. Persino nei costumi e negli oggetti che indossano i vari personaggi vi è un'aderenza praticamente perfetta con l'originale (ad esempio i gioielli della Tawana Anna li ho visti al museo di Ankara e anche il bastone cerimoniale - se non ricordo male, non ho il manga sottomano, adesso). Ad Hattusas non sono stata (e mi dispiace) ma dalle foto che ho visto ricorda tantissimo la città descritta nel fumetto (e invece sono perfette la Cappadocia e Pammukale, che invece ho visitato).
    Poi, ovviamente, l'aderenza storica ai fatti realmente avvenuti non è strettissima, ma bisogna anche dire che non è che siano rimasti così tanti dettagli (si sa della battaglia di Kadesh, delle ostilità con il regno di Arzawa e di tanti altri dettagli ma, ovviamente sempre di dodici secoli prima di Cristo stiamo parlando) ^^

    In ogni caso concordo sul giudizio. Sai come io non ami i drammoni melensi e come mi sia letta tutta Anatolia Story trovandolo adorabile dal primo all'ultimo capitolo. Poi Kail è un personaggio talmente figo e adorabile che solo uno come Ramses poteva tenergli testa :D

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    1. Kail forever :)

      Effettivamente la ricostruzione del décor è assai pregevole, in particolare trovavo squisita la gioielleria, che ci viene mostrata in abbondanza: ma quante paia di orecchini possiede Yuri? Sono gelosa, anche perché sembrano tutti prezosissimi!!

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