Blue Jasmine

Di W.Allen, con C.Blanchett, A.Baldwin, S.Hawkins. 2013

Jasmine resta vedova di Hal e il fisco la spoglia di tutti i suoi copiosi beni, dacché il defunto era un esperto di frode finanziaria. Depressa e non troppo equilibrata, finisce dalla sorellastra Ginger, che conduce uno stile di vita molto di verso dal suo standard: figli a carico, lavoro umile, fidanzato onesto e relativamente modesto.

Questa è una di quelle volte in cui il caro vecchio Woody azzecca bene i personaggi e riesce a costruire davvero un bel film. 
La regia resta tradizionale, ma elegante e pulita come sempre in casa Allen; il décor è rassicurante, entriamo in un mondo che conosciamo già, pieno di donne di infinita classe e disastrose nevrosi, di luci precise e nitide, di colori non aggressivi ma allegri nonostante tutto il resto.
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Gli attori sono perfetti per le rispettive parti. Baldwin interpreta con acume un personaggio detestabile talmente trasparente da esser davvero a tutto tondo solo nella mente contorta della sua sposa, l'unica a sorprendersi di tutte le sue bassezze. Sally Hawkins negli anni migliora sempre più e regala profondità ad una figura strana di donna fragile che vive nell'erronea consapevolezza di essere l'anello debole della catena: nonostante lei esca da un matrimonio si' fallito ma produttivo, sia madre di due figli, abbia un lavoro e una casa e persino un nuovo compagno belloccio che vuole bene ai suoi bambini, la ama ed è un uomo perbene, qualcosa nella sua testa le ripete che lei è la sorella "riuscita male", che è Jasmine quella coi geni migliori.


Eppure Jasmine è un ritratto magnificamente dipinto da Cate Blanchett di un elemento tragico nel senso più assoluto: persa in un mondo che non sa interpretare, resta una bugiarda patologica e sa, in cuor suo, di essere artefice di ogni sua più nera disgrazia. Si dibatte in modo afinalistico contro una sorte che lei ha reso molto più infelice di come sarebbe potuta essere: cosa la rende tanto avida d'infelicità, oltre alla curiosa convinzione di essere perennemente maltrattata?

L'unico vero neo dell'insieme è la mancanza di quella lama di luce alla fine del tunnel che il Woody Allen degli anni Ottanta aveva ancora e che sembra perso con l'avanzare dell'età. Ho il dubbio che quel filo di speranza sia perso per sempre. 

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